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Rappresenta il 5% dei tumori a livello mondiale. Ciò significa che si registrano circa 600.000 nuovi casi all’anno, 3.500 soltanto in Italia. Diretta conseguenza dell’infezione del Papilloma virus umano, il carcinoma del collo dell’utero è il secondo tumore femminile dopo quello della mammella, ma non è l’unico a essere causato dal virus. Una diretta relazione tra tumore e HPV è stata dimostrata anche per i tumori della vagina, della vulva, del pene e dell’ano, così come per lesioni benigne dell’apparato uro-genitale, come i condilomi. Esistono diverse tipologie di HPV, generalmente classificati come virus a basso o ad alto rischio. Tra questi, si riconoscono l’HPV 16, 18, 31, 33, 35, 45, 52, 58. Il genotipo generalmente riscontrato nelle displasie lievi e moderate e nei carcinomi in situ è l’HPV 16; nel 70% dei carcinomi cervicali invasivi si evidenzia la presenza di HPV 16 e 18, seguiti da HPV 45, 31 e 33.
I fattori di rischio e le strategie di prevenzione
L’elevata sopravvivenza nei casi di carcinoma della cervice uterina è dovuta alla diffusione dei programmi di screening in grado di riconoscere tempestivamente lesioni pre-cancerose, impedendone l’evoluzione in carcinoma invasivo. In tal senso, lo screening del carcinoma della cervice uterina è riconosciuto come strategia di diagnosi precoce e di prevenzione secondaria. Per quanto riguarda il Pap Test, quello in fase liquida ha migliorato notevolmente la qualità e rappresentatività del campione prelevato. Le cellule prelevate sono raccolte, introdotte in un liquido di conservazione – non direttamente fissate sul vetrino come con il metodo tradizionale – separate con una macchina da materiale interferente come sangue o muco in eccesso e trasferite su un vetrino. Ciò evita l’aggregazione disordinata delle cellule, consente la “lettura” del materiale in un singolo strato e aumenta significativamente l’identificazione di cellule precancerose. Le strategie di prevenzione primaria, invece, hanno l’obiettivo di ridurre l’incidenza della malattia agendo direttamente sui fattori di rischio. Tra questi, oltre a familiarità, fumo, inizio precoce dell’attività sessuale, elevato numero di partners, stati di immunodepressione, il principale fattore di rischio è rappresentato dal Papilloma virus. La vaccinazione anti-HPV, rivolta a donne e uomini, si è rivelata molto efficace soprattutto se eseguita in età adolescenziale, quando ancora non è iniziata, presumibilmente, l’attività sessuale ed è, quindi, più difficile entrare a contatto con il virus. Il vaccino HPV bivalente (Cervarix) riguarda solo i virus 16 e 18, mentre il quadrivalente (Gardasil) offre una protezione anche per i tipi 6 e 11 associati al 90% dei condilomi.
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